Il mare
È apparentemente infinito. Eppure è finito. Eppure sembra infinito
Dall’acqua nacque la vita sulla terra e di acqua sulla terra ce n’è più che di terra, o più di quanta terra si veda. Eppure l’acqua di mare non è la prima cosa che ti viene voglia di bere quando sei naufrago. Almeno se hai letto il Manuale delle Giovani Marmotte che ti sconsigliano di farlo. Anche perché moriresti dopo, non so, tipo 15 minuti per un blocco renale. O comunque, non va bene, fidati. Per esempio perché non ti toglierebbe la sete, anzi.
La poesia, per definizione, non la capisce nemmeno chi l’ha scritta perché “L’ho scritta perché il mio demone interiore me l’ha detto” e quindi tantomeno chi la legge. Il mare è un po’ così: lo scruti e non lo capisci. Non che sia da capire: sta da prima dell’esistenza di qualsiasi forma di vita e ci starà probabilmente anche dopo.
È amato e temuto poiché porta la vita e dispensa la morte: placido sta a volte, rabbioso s’ingrossa altre volte.
Dà un riferimento all’uomo con il suo orizzonte, esattamente come la terra che però non sempre è piatta. Invece l’orizzonte del mare è una linea sempre tesa, che teoricamente dovrebbe curvare — ed in effetti curva — ma non te ne accorgi. Altre volte il suo colore è così simile a quello del cielo che non vedi dove inizia uno e finisce l’altro.