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La macchina fotografica non è morta

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La macchina fotografica non è morta

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Scatto foto con il mio iPhone almeno da quando ho avuto il primo modello, ormai dieci anni fa. Recentemente ho ripreso a farle con la mia macchina fotografica, per capire come fosse cambiata la mia relazione con una vera e propria. Continuo a pubblicare più foto scattate con l’iPhone perché è più facile e veloce, ma vorrei condividere alcune considerazioni che ho fatto sulla differenza tra la fotografia mobile e le buone vecchie fotocamere reflex.

Qualità dell’immagine

La reflex (o anche la mirrorless) disintegra in qualità qualsiasi cellulare. La mobile photography si è evoluta a livelli incredibili fino a pochi anni fa ma quando guardi una foto fatta con una reflex senti ancora delle vibrazioni che non ti dà nessun cellulare. Paradossalmente — pur essendo entrambi mezzi digitali — è come se la reflex (o la mirrorless, le metto assieme) fossero il corrispondente del vinile nel panorama della musica digitale. Non meglio o peggio: diverso, e per diverso intendo “una cosa che vibra”. Chiaro, no?
Si dice che il vinile aggiunga qualche tipo di profondità all’esperienza di ascolto; la reflex fa lo stesso, aggiungendo una sorta di effetto 3D che è quasi impossibile ottenere con uno smartphone (anche se hanno inventato qualche trucco software per fare qualcosa di simile — ma è comunque un trucco).
Nessuno fa più caso alle macchine fotografiche
Che una reflex sia più intrusiva di un cellulare è ancora vero ma lo è meno di anni fa. Oramai sentirsi soggetti fotografici è più facilmente accettato e la distanza o l’imbarazzo che una volta creava una macchina fotografica stanno scomparendo. Siamo abituati a fare e farci fare foto, nessuno ci bada molto più. Io uso la reflex sempre più disinvoltamente.

Il dramma

Questo aspetto è più sottile ma — credo — piuttosto interessante: mi sono reso conto che quando utilizzo una reflex le persone nella stanza tendono a essere più teatrali. Sanno che stai usando una macchina fotografica e si atteggiano in un certo modo. Questo non vuol dire che stanno fingendo; è più come se stessero recitando, accentuando le loro personalità. Come se diventassero più veri dei loro veri sé.

Serietà

Il fatto che una macchina fotografica ti metta mentalmente in uno stato di concentrazione diverso è solo positivo. Quando fotografo col cellulare lo faccio con disimpegno (anche se seriamente); quando fotografo con una macchina faccio solo quello e ne sono coinvolto in maniera più completa e proficua. Fisicamente cambio postura. Faccio solo quello, sono teso in maniera positiva. Sono focalizzato e accolgo la realtà.

Less is more

Comporre l’immagine con un mirino più piccolo è, ancora una volta, paradossalmente un vantaggio. Ti obbliga a concentrarti sulla pura composizione e sei meno distratto da dettagli inutili che uno schermo relativamente grande ti fa vedere. “Less is more”, è il caso di dirlo.

Gli strumenti

Il mezzo conta e mille volte ho detto il contrario, cioè che conta l’occhio. Il che è ancora verissimo, solo che ora aggiungo che il mezzo conta perché richiede attenzione e ti pone in uno stato mentale particolare. Quindi ci vuole sempre l’occhio (ci mancherebbe) ma se lo strumento richiede particolare attenzione e settaggi e cura è persino meglio. Devi esserci, lì, presente. Gli automatismi sono una jattura creativa.

Vivere il presente

Tutto alla fine si riconduce alla qualità e all’essere presenti. A vivere il momento nel suo divenire qualcosa. I cellulari fanno cose incredibili ma le macchine fotografiche hanno ancora tantissimo da dare.

Non so per quanto ma per ora è ancora tantissimo.

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