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Di cosa parliamo quando parliamo di mangiare

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Di cosa parliamo quando parliamo di mangiare

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A nessuno verrebbe in mente di parlare di sesso mentre lo fa (beh, a parte qualche rinforzo enfatico — come dire- ma fa parte della pratica) o verrebbe in mente di parlare di benzina mentre fa il pieno o di biciclette mentre va in bici. Può capitare, certo, ma la norma è che mentre vai in bici o fai sesso o sei dal barbiere parli di altro. O non parli affatto.
Mentre mangiamo invece parliamo del mangiare.

Mangiare è diventata una meta-attività

Mangiare è un bisogno primario. Parlare di mangiare è normale. Fare le due cose contemporaneamente significa far assumere ad un atto primario un connotato metafisico: come la foto di una foto, come un testo che ha un collegamento esterno (hyperlink o link, sì, proprio gli stranoti link). Gli hypertext sono testi arricchiti da hyperlink. Sono testi potenziati, in cui alcuni termini sono spiegati e approfonditi da altri testi.
Se mangiare è l’hypertext, parlare di mangiare è l’hyperlink.

Una  mela disegnata - a drawn apple

Di cosa si parla quando si mangia

Alla tavola italiana, esauriti gli argomenti politici, sportivi o di lavoro (in genere causa di gastriti più che altro) si inizia a parlare di cibo, di diete, di quello che è ingrassato, di quella che è dimagrita, di cosa è meglio mangiare (o non mangiare) se si vuole dimagrire. Se i singoli argomenti sono gli hyperlink dell’hypertext “Cibo”, fra questi il più popolare è senz’altro “la dieta”. Che è abbastanza un controsenso se ci pensi bene: parleresti al tuo dentista dei benefici degli zuccheri per lo smalto dei denti? O al tuo allenatore del piacere della vita sedentaria? O a tua moglie di quanto trovi bella e attraente la tua segretaria? No.
Però parlare di diete mentre mangiamo è normalissimo in Italia.

Kyrie Eleison

La mia teoria è che il parlare di diete durante i pasti sia il nostro Kyrie Eleison laico: una richiesta di pietà all’Ente Superiore. Che tu creda in dio o meno (e se sei nato in Italia o in un paese cattolico quest’imprimatur ce l’hai per sempre, anche se diventi ateo o satanista), l’espiazione inizia già a tavola.

So che sto peccando, ma conosco la Via dell’Espiazione: è la privazione, è il digiuno, è l’osservanza di un rigido codice.

E poi giù ad affettare la 16ª fetta di salame.

Ritorno alle origini

Prima di imparare a parlare o a camminare c’è una cosa che impariamo a fare automaticamente (anzi, non dobbiamo nemmeno impararla: è innata perché è essenziale per la nostra sopravvivenza). Dopo la respirazione, automaticamente sapevamo cosa dovevamo fare per continuare a vivere: mangiare. Nutrirci.
Ogni giorno, ogni volta che mangiamo ci riconnettiamo a questa nostra natura intimamente animale. Un neonato, non potendo parlare e potendosi esprimere solo a gemiti o col pianto, comunica attraverso il cibo: il rifiuto per esempio è interpretato a livello inconscio dalle madri come un rifiuto del loro ruolo di madre.
Se le nostre origini ci definiscono, come mangiamo ci descrive in quanto persone: quello che mangia poco, quello che mangia nervosamente, quello che mangia troppo, quella che mangia solo bianco. O forse, in negativo, come mangiamo descrive quello che ci manca: a chi mangia molto manca l’affetto, a chi mangia poco manca il tempo.
Fatto sta che, in quanto primaria e automatica, l’attività del nutrirsi è molto indicativa della nostra natura.

Siamo come mangiamo

Fisicamente siamo quello che mangiamo, ma psicologicamente (o “in natura”) siamo come mangiamo.
Non credo sia un caso che un’altra attività primaria sia spesso associata al cibo: il sesso. Primaria per la riproduzione, s’intende, non per la sopravvivenza. In senso lato lo è per la sopravvivenza della specie, ma ci siamo capiti.
Come del cibo, anche del sesso parliamo molto, anche se non mentre lo facciamo, perché poi sembrerebbe un tutorial di Youtube (“Ora inserite il cilindro denominato P in… ecco, insomma). Credo che lo facciamo perché capiamo ad un livello inconscio che è importante farlo, che la cosa ci definisce e, in altri termini, ci aiuta a capirci meglio.
Prima di diventare un’espressione culturale, il cibo esprime un modo di essere e ci definisce precisamente: non amiamo quel cibo, siamo vegetariani, non mangiamo mai a pranzo.

Pensaci: esattamente come col sesso. Dalle differenze fisiche alle preferenze sessuali.
Le nostre origini sono perfettamente descritte da quello che mangiamo e da come lo facciamo.
E ci piace parlarne. A noi italiani poi, particolarmente.

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