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Eternal Sunshine of the Spotless Mind

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Le stampe della collezione sono disponibili su Studio Martino Pietropoli

Questo è un esercizio sul cinema. O sulle sue immagini. Disegnare è un disvelamento, un processo cognitivo che mette a fuoco realtà che non potrebbero essere comprese altrimenti. Guardando “The Eternal Sunshine of the Spotless Mind” ho preso a disegnarne alcuni fotogrammi, scegliendo un pennello (digitale) e una palette di colori limitatissima.

Ho capito a posteriori di aver scelto alcune scene perché non erano semplici fotogrammi ben composti ma erano storie in sé. Magari isolate non spiegavano bene il prima e il dopo in cui si situavano nella narrazione ma, appunto, prese singolarmente erano già storie. Direi in altre parole che erano storie in sé che non necessariamente avevano relazione con la storia da cui derivavano. Avevano una loro autonomia. A volte, una volta disegnate, hanno assunto un senso diverso da quello originale. Come questa:

I fotogrammi, una volta isolati, hanno una vita indipendente. Quanto più è curata la fotografia, tanto più hanno forza le immagini di cui è composta la narrazione. È come se un film contenesse una storia parallela che non ha relazione con quella principale. Se ne isoli singoli fotogrammi ottieni un’altra storia o una serie di storie, magari slegate fra di loro.

La fotografia di un buon film non è fatta di sole immagini ben composte. Una buona fotografia cinematografica non è la somma di migliaia di immagini perfette ma di alcune perfette e di altre meno memorabili che hanno un senso nell’economia della narrazione: creano una tensione fra quelle perfette e quelle normali, dando risalto alle prime. Un film fatto solo di inquadrature fotograficamente perfette è insostenibile. Un film fatto di variazioni è più teso e denso e tiene desta l’attenzione. Una narrazione si dipana fra snodi e cambi di direzione fra i quali succedono cose che conducono allo snodo successivo. Gli snodi sono rappresentati da alcune immagini significative ma ciò che viene prima o dopo non deve altrettanto significativo. È un vascello che ti porta da un punto della narrazione all’altro.

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