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L’inno della Serie A di Giovanni Allevi

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L’inno della Serie A di Giovanni Allevi

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Non so perché ma al primo ascolto dell’inno della Serie A di Giovanni Allevi ho pensato fosse la sigla dei Looney Tunes. O di un episodio sconosciuto di Guerre Stellari. Comunque una roba da film.

Per Allevi non ho né simpatia né antipatia. Non mi piace la sua musica e lui mi sembra un personaggio dei fumetti. Non c’è niente di male ad assomigliare a Telespalla Bob ma almeno lui aveva un piano criminale dichiarato: uccidere Bart Simpson. Allevi è più subdolo, non si capisce bene che piano diabolico stia architettando.

Allevi compone la musica che piace e che fa credere a chi la ascolta che la musica classica non sia poi tanto male. Non è difficile da ascoltare dai, pensavo peggio.

Allevi e io e molti altri condividiamo un destino: siamo sullo stesso pianeta. Per questo posso serenamente ignorare la sua esistenza. A parte quando guardo la tv e uno spot di una banca è accompagnato dalla sua musica. O quello dei pannolini. Allevi va un po’ bene per tutto no? Compone musica da ambiente, nel senso che si stempera nell’aria e non resiste ad alcuna conversazione cui sia da sottofondo: la senti e non ci badi.

Ma non in questo caso. Nel caso dell’Inno della Serie A Giovanni ha voluto fare una cosa che pompava di bella. E si sente. Niente pianoforte asmatico ed esistenzialista. Archi pieni, fiati squillanti, coro corposo che dice cose che mi piace pensare siano in latino e che la curva sud intonerà con sguardo fiero. Non avendo idea di cosa dica quella strofa. Forse non ha nemmeno un significato, forse manco è in latino.

L’inno si chiama “O Generosa!” e quindi suppongo sia in italiano. Non voglio indagare. Ho visto il video e ho pensato che era, come già detto, un sigla dei Looney Tunes e poi che era breve (bene) e che nel finale Allevi lancia lo spartito in aria, come se fosse troppo esplosivo e geniale per resistere alla gravità terrestre e starsene buonino sul leggio. Oppure facendo solo quello che ti aspetti da Allevi: fare il genio che fa cose pazze ed estrose. “Fare il genio”, non esserlo.

Ma poi ho anche pensato — sai Giovanni cosa ho pensato? — che Allevi ha fatto esattamente quello che doveva fare.

Ti commissionano l’Inno per il campionato di calcio italiano. Cioè, mica per il Convegno Mondiale dei Dodecafonici o per il Congresso dei Nichilisti Escatologici.

Cioè, cosa si aspetta la gente? Si aspetta roba forte, che spacca. La gente ascolta il Liga e Skrillex, mica Luigi Nono. E ha visto molti cartoni animati. Gli fai una cosa che sembra la sigla di Willy Coyote e ci metti delle parole che dicono cose incomprensibili ma intonate baritonalmente o sopranamente. La gente capisce questa roba. È l’Inno della Serie A, che t’aspetti?

Palla al centro. Calcia Allevi. Bravo Allevi. L’inno è brutto, ma è quello che ci voleva.

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