Torniamo però a I loves you, Porgy e alle sue parole. La versione dell’opera è più complessa di quella resa famosa negli anni successivi, soprattutto nell’orchestrazione. L’arrangiamento che accompagna Nina Simone è quasi minimalista: un pianoforte che suona la melodia ridotta all’osso (sembra quasi non voler disturbare la voce della Simone) e una batteria che si percepisce solo dalle spazzole, appena sussurrata al punto da sembrare quasi un fruscio di fondo dovuto alla registrazione datata.
La canzone non è solo un testo di amore nei confronti di un uomo buono come Porgy ma è qualcosa di più profondo, e proprio la lettura della Simone — caricata della sua umanità sofferente ma dignitosa — ne dà una delle interpretazioni più belle. Bess non sta solo dicendo a Porgy di amarlo ma lo sta scongiurando di amarla, di non abbandonarla nelle mani del violento Crown.
I loves you, Porgy
Don’t let him take me
Don’t let him handle me
And drive me mad
Bess gli dice di amarlo e soprattutto gli chiede aiuto: “Non lasciare che mi prenda, non lasciare che io sia a sua disposizione e che lui mi faccia infine impazzire”. Dà insomma a Porgy la responsabilità di salvarla.
Ma sono i versi successivi che stravolgono il significato di questi, o vi gettano una luce più obliqua:
Someday I know he’s coming
Back to call me
He’s gonna handle me
And hold me so.
“So che tornerà a chiamarmi e mi avrà e mi terrà con lui”: è la resa di Bess alla forza bruta e primordiale di Crown, ed è anche la rinuncia a Porgy, per scivolare nell’abisso di violenza e irrazionalità di cui Crown è capace e che le riserverà.
If you can keep me
I wanna stay here with you forever
I’ve got my man
“Se mi puoi tenere con te, io voglio restare con te per sempre, sei il mio uomo”.
Non si tratta di una semplice enunciazione di amore: la tensione — e quindi l’interesse della storia in sé — nasce dal conflitto che si genera fra l’amore e la rinuncia a esso. L’amore è scelto e dichiarato mentre la rinuncia è imposta e nasce dal cedere alla violenza della sopraffazione. Ecco perché, per quanto crei disagio ogni amore contrastato e sfortunato, l’interesse che si prova per la storia di Porgy e Bess si risolve nella sua impossibilità e non nella sua realizzazione. Se il loro amore fosse possibile la storia terminerebbe, diventerebbe un fatto privato e un racconto noioso, che ha un suo equilibrio che non interessa più l’ascoltatore.
Tutte le favole — e le storie in genere — terminano quando i protagonisti vivono felici e contenti, cioè entrano nella fase più gioiosa della loro vita e contemporaneamente più noiosa del racconto.
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