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Un sasso

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Un sasso

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Un sasso

Un sasso è il paradigma di tutti i sassi. Quindi con uno dici tutti. E l’Indice lo recensisce

Esiste cosa più umile di un sasso? Probabilmente solo San Francesco, ma lui non era un sasso, quindi.
Un sasso sta lì da millenni, decine di millenni. Centinaia di migliaia di millenni. Moltissimi anni insomma.

 

Non è sempre stato così: prima era più grande, forse spigoloso. Oggi è levigato, liscio o lievemente scabroso ma comunque gentile, a modo suo. Si fa tenere in mano e accarezzare. È duro nell’essenza ma amichevole nell’approccio (a meno che non lo usi per sfondare una vetrina, ma dubito che tu stia leggendo queste righe se sei solito usarlo a quello scopo).

 

In sé porta sia l’essenza e la presenza di ciò che è e contemporaneamente quella di ciò che è stato: prima aveva una forma più grande, diversa. Ora è più minuto, ridotto. Queste due nature coesistono. Il volto umano porta i segni dell’invecchiamento, un sasso subisce un destino inverso: più vecchio è meno segni di invecchiamento porta. Più invecchia, più ringiovanisce.
Purtroppo scartavetrarsi la faccia con un sasso non la farà ringiovanire, cara contessa De Bustiis.

 

Giudizio finale: duro e morbido, è un controsenso in sé. Ha un’intelligenza granitica che esprime con i silenzi. Ha innumerevoli utilizzi: da inerte per farci il cemento armato a zavorra per aspiranti suicidi ad arma per i black block. O semplicemente è magnifico per essere collezionato.

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