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Essere Jeff Bridges

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Essere Jeff Bridges

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Gli uomini non invecchiano: gli uomini stagionano. Alcuni si decompongono, d’accordo, ma altri stagionano egregiamente, diventando sempre meglio col passare del tempo. Prendi Jeff Bridges. Un prodigio della genetica: ha occupato ogni stagione della sua vita che meglio non si poteva.

Forse avrà fatto anche film meno interessanti di altri, ma ne ha fatti alcuni che hanno cancellato qualsiasi brutto ricordo di altri mediocri.
E poi basta guardarlo in questa foto: Jeff è come la corteccia di una sequoia, che più passano gli anni più porta scritta una storia avvincente. E non devi saperla nemmeno la sua storia, è meglio immaginarsela. Cosa farà in un giorno qualsiasi quest’uomo? Probabilmente niente di memorabile: svegliarsi, suonare la chitarra, leggere un copione, fare qualche foto. Ma lo farà come lo fa Jeff Bridges, con quella faccia lì e quella voce lì. La faccia di uno che in qualsiasi momento della vita è sempre lievemente fuori sincro, sempre elegante ma un po’ meno elegante della perfezione (la perfezione è noiosa), sempre magicamente in forma eppure invecchiato. Uno a cui i vizi e l’alcol han fatto bene. Che poi magari è un virtuoso e salutista, chi lo sa, ma mi piace pensare che Jeff sia diventato esattamente quello che ogni uomo desidererebbe essere: ogni giorno una versione migliore del se stesso precedente. O magari non migliore: più interessante, più umana. Più secolare. Come una corteccia o una montagna.

Giudizio definitivo: nessun difetto rilevato. Il prodotto è eccellente, ma purtroppo l’offerta non è nemmeno scarsa: è unica.

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