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L’onestà degli ebook

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L’onestà degli ebook

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Mi ha spiegato un amico che nei supermercati il pane è sempre disposto all’entrata perché – specie quando è caldo e profumato – rilascia nell’aria etile. E l’etile stimola il senso di fame e ti fa quindi venire voglia di comprare più cose di quante tu abbia bisogno o pianificassi. La componente odorosa e visiva è comune ai supermercati e alle librerie, specie quelle più moderne: io amo aprire un libro nuovo e sniffarlo. Forse anche su questo hanno compiuto degli studi che hanno convinto gli editori a fare libri che sanno di buon libro o di colla con buon odore. Non so, deve c’entrare. Così come c’entra l’aspetto visivo dei libri: molti si vendono solo per la copertina che hanno e lo sanno bene gli editori.

In questo senso ho fatto questa riflessione: gli ebook avranno pure inferto un colpo mortale al libro cartaceo ma hanno anche democraticizzato molto l’accesso al libro stesso. L’hanno in un certo senso spogliato della copertina e quindi ridotto alla sua pura essenza: quello che vuole dire e come lo dice. Non acquisti un libro elettronico per la copertina che ha: spesso la vedi grande 3 centimetri e a volte solo in bianco e nero. Compri un libro elettronico perché ti interessa e lo vuoi leggere ovunque tu abbia con te un ipad o un kindle o un cellulare. Ovunque, appunto.

Insomma pensavo questo girovagando in una libreria, guardando le ammiccanti copertine e soprattutto annusando e sniffando qua e là come un cane da tartufo: “Quanti libri ho comprato solo perché vederli, aprirli, palparli e odorarli mi aveva convinto a farlo?” Tantissimi. E si dirà che anche questa è parte dell’esperienza del libro: averlo nuovo, possederlo, annusarlo fa parte della costruzione del rapporto con le cose. Alla Apple queste cose le sanno bene come le sa bene chiunque faccia cose che hanno funzioni e forme: siamo esseri umani e dobbiamo/vogliamo costruire storie e relazioni per natura. Le cose e gli strumenti ci servono ma se possiamo provate un piacere particolare nell’usarli la relazione che stabiliamo con loro è più profonda e stabilisce un legame più duraturo.

Usiamo le cose per le funzioni che hanno, amiamo o meno le cose per la piacevolezza che usarle ci dà.

Un ebook non è piacevole di per sé: è utile, è pratico ma ogni ebook bene o male è impaginato uguale a un altro (cioè male perché il tipografo non ha più il controllo della pagina che deve essere “resa” su dispositivi diversi, e quindi si spagina ogni volta), non ha un profumo e la sua copertina è ininfluente perché non la guardo nemmeno. Non sta su un comodino o in soggiorno. Nessuno la può vedere e se ne può innamorare. Eppure, continuavo a pensare, non è il miglior servigio che il digitale potesse fare al libro questo? Renderlo quasi ubiquamente disponibile, a costo contenuto, liberandolo di ogni ammiccamento e furbizia inventati per convincere il lettore a comprare proprio quel libro. Ha ridotto il libro a sé stesso, denudandolo, letteralmente.

Non si ha più alcun rapporto fisico con un ebook, ma lo si può finalmente apprezzare per quel che è: buono o meno che sia, senza una copertina furba a fasciarlo, senza il suo buon profumo a trarre in inganno.

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