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Interstellar non è 2001 Odissea nello Spazio

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Interstellar non è 2001 Odissea nello Spazio

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Alla fine Interstellar mi è piaciuto. Ma ho anche capito un paio di cose. Tre, per l’esattezza.

  1. È come una canzone dei Bluvertigo: bella, intelligente. Ma alla fine troppo razionale e che non prova nemmeno ad essere emotiva. Forse ostentatamente razionale e intelligente.
  2. Nolan prova ad andare oltre il razionale. No, non nell’irrazionale. Nel sentimento, neanche (per fortuna) nel sentimentale. Col rapporto padre/figlia e con certe strambe teorie sull’amore che trascende le distanze e il tempo e che Einstein si sarebbe fatto un mezzo sorriso. Ma insomma, è cinema, è finzione, ci sta. Quello che proprio non ci sta è che questo rapporto padre/figlia non crea alcuna empatia e questo conduce al punto
  3. Chi paragona Interstellar a 2001 Odissea nello Spazio forse non ha visto bene 2001 Odissea nello Spazio. Kubrick ha trattato il tema emotivo del film riportandolo al grado zero: non ci sono legami fra esseri umani ma un solo legame, quello con se stesso. L’odissea è sempre individuale. Kubrick intelligentemente (lo era abbastanza) non prova ad immaginare cosa possano essere le relazioni umane in un futuro prossimo e così sradicato e privo di alcuna somiglianza con quanto conosciamo. Riporta tutto all’individuo e a cosa gli resta quando tutto il mondo è scomparso. Non c’è più società, c’è solo lui e un sentimento, eventualmente, che non può comunicare a nessuno

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