Title

Il potere delle idee

Excerpt

Date

Il potere delle idee

Text

Daniel W. Drezner sostiene che gli intellettuali non sono mai stati così potenti come dal 1950 in poi. In “The Ideas Industry” dimostra come le idee che hanno dominato il secolo scorso continuano a farlo anche oggi, in un’epoca che dopo il crollo del comunismo non poteva che essere definita post-ideologica.

Le grandi idee del Comunismo e del Capitalismo si sono scontrate e confrontate per decenni sino al crollo del Muro di Berlino, un evento reale ma anche simbolico per molti motivi. Il Capitalismo parve prevalere in quel 1991, anzi, la sua vittoria era evidente e sotto gli occhi di tutti.

Guardando la storia da una certa distanza si vede che le grandi idee nascono e si radicano secondo cicli temporali molto lunghi. Negli anni ’90 nasce quella della Globalizzazione, che non a caso è letta come una declinazione (e forse la definitiva affermazione) del Capitalismo. Non poteva che nascere da quello perché le sue espressioni riguardano prevalentemente l’ambito economico, con inevitabili ricadute sociali e politiche. E ha inoltre un’altra caratteristica che ne denuncia la progenitura: ha un’origine spontanea, come il Capitalismo stesso. Non è nata programmaticamente come il Comunismo ma si è sviluppata per forza di cose o per il naturale arrangiarsi delle forze economiche, sociali e politiche.

C’è poi un’idea che definirei passiva. Non ha un nome preciso ma ha avuto e ha tutt’ora una forza non indifferente.

Si tratta dell’idea che la storia sia finita e che abbia prevalso il Capitalismo. È una constatazione alla quale ci si è adattati senza opporre resistenza. La guerra è finita e con essa la Storia.

Sarebbe semplice spiegare la storia contemporanea in questo modo e pensare che fra una crisi economica e una qualche guerra più o meno importante, l’affermazione del Capitalismo proceda ormai senza ostacoli. Il Capitalismo e la Democrazia non sono i regimi economici e politici migliori ma tant’è, questo è riuscita a esprimere l’umanità sin qui.

Questo sentimento di fine della storia porta con sé anche la convinzione, altrettanto passiva e subita, che pure le idee siano finite o inutili.

Credo però che al riguardo ci sia un errore concettuale di fondo.

Si è abituati a pensare che lo scopo di un’idea sia quello di affermarsi e che una mancata affermazione ne decreti il fallimento. Un’idea invece ha lo scopo di modificare una forma di pensiero e un destino. Le idee servono a influenzare e cambiare la percezione della realtà, non necessariamente ad affermarsi per come sono state concepite.

A capirlo molto bene è stato il pensiero di destra o conservatore. L’ha capito sin dal giorno dopo il crollo del muro di Berlino e continua a farlo anche oggi. Sin dalla prima Guerra del Golfo passando per la globalizzazione e la risposta al terrorismo dopo l’11 settembre e oggi alle aberranti dottrine sul primato di un popolo e sul sovranismo e amenità varie. È tutto pensiero che proviene da think tank di destra, prodotto mentre i liberal, la sinistra e gli ex-comunisti erano ancora sotto shock perché non capivano più niente della realtà, del mondo, della loro vita.

Non mi interessa in questa sede dire se siano idee giuste o sbagliate (ogni idea è entrambe le cose a seconda di come e di chi la guarda, anche se poi alcune, una volta applicate, si rivelano come criminali e basta) ma solo constatare che il dominio e la produzione del pensiero, da ormai 30 anni a questa parte è ormai quasi solo di stampo conservatore.


Sarebbe limitante costringere tutto a un confronto fra destra e sinistra, confronto che poi spesso nella realtà non esiste nemmeno più. La sinistra di oggi non è paragonabile a quella di 50 anni fa: si è normalizzata e ammorbidita e spesso, in termini pratici ed economici, ha assunto le stesse posizioni della destra.

Eppure è curioso constatare come gli eredi di chi ha saputo radicare il proprio pensiero e la propria azione su idee potentissime abbia perso qualsiasi fiducia nel loro potere, o riproponga soluzioni che sono decrepite e buone per una società che non esiste più da decenni.

Quale altra idea o sistema di idee è stato capace di opporsi al pensiero economico prevalente e al conservatorismo? Quella ecologica, quella antiglobalizzazione, quella di sensibilizzazione sul cambiamento climatico.

Idee che la sinistra ha visto a volte con fastidio (perché non provenivano da lei o provenivano da eresie generate dal suo stesso corpo ideologico), altre volte ha osteggiato, altre non ha nemmeno capito.

Ma un’idea nuova della sinistra la si è vista? Non mi pare, di certo non in Italia.

L’agenda politica e ideologica la detta la destra da decenni e non c’è da stupirsi: ha capito che la forza delle idee è quella di innescare il cambiamento, non quella di realizzarsi per filo e per segno.

La destra e i conservatori sono stati molto meno nostalgici della sinistra — a volte non lo sono affatto — e hanno saputo non affezionarsi a delle idee che non avevano più senso di esistere.

Ma questa non è un’apologia del pensiero conservatore. Di idee ne hanno riesumate, altre aberranti le usano con cinismo e grande efficacia tutt’oggi, altre ne hanno partorite. Un giudizio sulla storia ed efficacia delle idee di destra forse non si può ancora esprimere. Le si può valutare col metro morale e condannarle ma in questa sede è più interessante il metodo.

La destra ha creduto e continua a credere al potere delle idee. La sinistra non ne ha partorita nessuna e la cosa più saggia che può fare è non fare niente.
Non si tratta più di dire qualcosa di sinistra ma di farsi venire un’idea.

Una sola, perdio.

Altri articoli

Personal branding

Ebbene sì: esiste ancora

Droga

Dovremo iniziare a pensare diversamente alle droghe, almeno ad alcune

Il marketing è l’arte di farti sentire importante

Ed è fatto benissimo quando si dimostra pure sincero nel farlo

EN